E' in corso - e fino all' 8 marzo 2015 - presso il Castello di Miradolo (immerso in uno dei più lussureggianti parchi romantici del Piemonte, ai piedi delle colline di Pinerolo, all’imbocco della Val Chisone e della Val Pellice) la mostra "San Sebastiano. Bellezza e integrità nell’arte tra Quattrocento e Seicento." dedicata a San Sebastiano, promossa dalla Fondazione Cosso e curata da Vittorio Sgarbi con la collaborazione di Antonio D’Amico.
La mostra offre un interessante excursus in quasi tre secoli, un percorso che dalla seconda metà del Quattrocento giunge agli albori del Settecento, contemplando assoluti capolavori: Tutto l'allestimento è in penombra e i dipinti sembrano accarezzati da morbide luci...L'emozione è tanta, accentuata dal sottofondo musicale , scritta da Debussy per Le Martyre de Saint- Sebastien di D'Annunzio)...si inizia con Andrea della Robbia che modella l’anatomia del giovane Sebastiano con grande raffinatezza, levigando le membra con la terracotta invetriata. Quindi con uno sguardo nella Venezia del Quattrocento, dove Carlo Crivelli interpreta con ammirevole suggestione, tra la laguna e le Marche, la figura di un giovanetto nudo e invaso dalle frecce.
A Ludovico Carracci il compito di interpretare il secolo della grande Riforma Cattolica mostrandoci un atleta, gentile, che cita passi di danza e si muove leggiadro nei meandri della fede. Subito dopo, uno splendido paesaggio... è la scena suggestiva che ospita la Vergine col Bambino e uno statuario Sebastiano, dipinto da Paris Bordone, che ci guarda e assiste silenzioso al mistico dialogo. Compagno ideale è il solitario e meditabondo San Sebastiano di Tiziano.
Il Seicento si apre con l’accesa armonia dei colori e le audaci forme che in Rubens, che da Anversa giunge in Italia, tra Mantova e Roma, trovano un risvolto leggiadro, suadente e delicato: il Rubens della Galleria Corsini di Roma esce dalla stanza dell’Alcova di Palazzo Corsini alla Lungara per la prima volta dopo tanti anni, che introduce due novità : l'angelo che sfila una freccia dal petto del santo, elmo e corazza che ne ricordano il mestiere delle armi. Pittura tattile è quella del Seicento che mette in campo gli affetti con un inedito Guercino, di recente scoperto e custodito in una collezione privata americana, con l’altro, compagno ardito, della Galleria Nazionale dell'Umbria (donatogli dallo scrittore Paolo Volponi).
L’aspetto della devozione è sublimato con Guido Reni "dalla sessualità ibrida e un certo clamore carnale" (Andrea Emiliani) che lega il bel Sebastiano a un albero in un’atmosfera calda, serale, intima, pregna di una Bologna in cui i dettami del Concilio di Trento, applicati dal Cardinale Gabriele Paleotti, sono ancora nevralgici e di forte attrazione e rispetto per gli artisti. L’ondata caravaggesca, poi, tocca un inedito culmine con un dipinto eccezionalmente dato in prestito dal Cardinale di Milano, che rivela accenti nordici con una straordinaria verità nel volto e nella posa dell’uomo “santo”. Gli echi caravaggeschi, poi, mostrano la passione con Ribera e l’ardita partecipazione al martirio con Nicolas Regnier e con l’affascinante Matthias Stomer dei Girolamini di Napoli; accezioni preziose del caravaggismo internazionale.
La narrazione ideale, di coinvolgimento emotivo, trova due capisaldi nel Mattia Preti di Capodimonte, dove "il giovane Sebastiano in versione sadomaso sembra abbandonarsi alla voluttà del dolore" (Vittorio Sgarbi) e nei Luca Giordano che cavalcano il Seicento e aprono il secolo successivo lasciandosi alla spalle la pittura di verità e la ritualità del vero.
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