Passa ai contenuti principali

FLASHBACK Fotografia italiana di sperimentazione 1960-2016

"La mostra affronta la fotografia in un tempo cronologico a partire dal 1960 fino al tempo corrente. Una cronologia che parla di 50 anni di fotografia, 50 anni di cambiamenti, di innovazione tecnica ma soprattutto di evoluzione e consolidazione di un linguaggio che mai come ora è diventato universale per il racconto articolato e acquisito di storia, vita ed arte. 

Questa però è anche una mostra diacronica dove il tempo coesiste, si confronta, pone dubbi e domande. 
Gli autori si affiancano per temi non per successione temporale, la modernità e l’innovazione sono prerogative senza tempo, perché il tempo è fermato e manipolato dalla fotografia in un racconto di un momento reso incorruttibile alla perdita di sostanza e chiarezza che è tipico della memoria. Osservare e ricordare, riconoscersi, scoprire, comunicare, raccontare, stupire, interpretare, conoscere, meravigliare, riflettere, spaventare, costruire, sognare e conservare. In un tempo dove l’immagine regna regina incontrastata della comunicazione, dove non si osserva più ma si guarda quasi inconsciamente macinando immagini su immagini, vale la pena ripartire dal concetto di viaggio interiore per comprendere come il cambiamento sia avvenuto, come il tempo abbia attuato le sue mutazioni esteriori ed interiori, come l’ambiente influisca sulle nostre generazioni. Citando quasi pedissequamente Fausto Colombo la riflessione sociologica sulle generazioni come identità collettive porta a una prima definizione comunque indispensabile almeno come punto di partenza, per cui una generazione è una coorte di età che assume significanza sociale costituendosi come identità culturale. 

L’interesse della sociologia per questo problema non può sorprendere: parlare di generazioni significa infatti parlare della convivenza umana, nei suoi aspetti più profondi e immediati, su cui si basa ogni analisi sociologica. Innanzitutto, la contrapposizione tra individuo e società, fra atomo e galassia, facendo riferimento alla dinamica temporale che fa da sfondo a ogni cambiamento sociale, e che si sostanzia in cicli storici di differenti durate, con i loro spartiacque, le loro caratteristiche specifiche, le loro sovrapposizioni, e in cui protagonista è piuttosto la collettività. Il concetto di generazione rimanda all’esperienza dialettica con cui il soggetto sociale vive il tempo della storia, da un lato radicato in una identità per così dire orizzontale, condivisa con i propri coetanei; dall’altro proiettato prospetticamente nel passato e nel futuro attraverso l’incontro con generazioni precedenti e seguenti, con cui la sua propria convive. Data la centralità di questa dialettica nell’esperienza antropologica, non deve sorprendere il fatto che il concetto di generazione sia oggetto d’interesse anche di altre scienze umane. Semmai, è importante capire con quale specifica prospettiva ciascuna disciplina affronti la questione. L’arte o meglio la fotografia è parte integrante di questa riflessione e assume una funzione di documentazione e sperimentazione. 

Gli artisti e la loro ricerca estetica, possono essere concepiti come fenomeni - o categorie - interculturali. Nella maggior parte delle culture si crede che l’artista possa svolgere un ruolo medianico attraverso l’opera d’arte, ma in ogni caso quest’ultima risulta come espressione unica di un’epoca, di una società, di una civiltà, di un paese. L’occhio della fotografia sensibile e attento rivela attraverso questa mostra una volontà di riflessione su come eravamo, cosa è cambiato e cosa è rimasto immobile nel tempo e nella storia. non c’è sequenza cronologica nei lavori selezionati ma solo una diacronicità che ci obbliga a una liberazione della ragione da stereotipi e neologismi siamo quello che ognuno di noi decide di essere nel mondo che ci rappresenta. La storia siamo noi, è le nostre azioni, le nostre scelte, la nostra arte e le nostre generazioni.


FLASHBACK Fotografia italiana di sperimentazione 1960-2016
a cura di Sabrina Raffaghello e Roberto Mutti

Inaugurazione 14 luglio 2016 ore 18:00

Ore 20:00 performance di Grace Zanotto – Non più fango, ma terra cruda

Dal 15 luglio al 28 agosto 2016

Palazzo Ducale
Piazza Matteotti 9 - Genova
tel. 010/8171600 - 010/8171663
palazzoducale@palazzoducale.genova.it
biglietteria@palazzoducale.genova.it
www.palazzoducale.genova.it

Orario:
dal martedì al venerdì 11:00 - 13:00 e 15:00 - 19:00
sabato e domenica 11:00 - 19:00
chiuso lunedì
ingresso intero € 5,00 ridotto € 4,00

Commenti

Post popolari in questo blog

LUIGI MARCON E LE SUE INCISIONI : A Molfetta presso il Fashion District

Luigi Marcon è nato ai Piai di Tarzo (TV) 1938. Apprende l’arte d’incidere a Venezia, prima all’Istituto Statale d’Arte, e in seguito presso il Centro Internazionale della Grafica. Dal 1960 partecipa a molte rassegne di grafica nazionali ed internazionali conseguendo vari riconoscimenti; allestisce numerose personali in Italia e all’estero.  Da molti anni si dedica pure all’insegnamento della calcografia mediante corsi teorico-pratici in varie città del Veneto. Opera ed espone in permanenza a Vittorio Veneto, Saletta della Grafica e laboratorio d'incisione in Via Manin, 39. Sono spesso ospiti della galleria noti artisti incisori atti a proporre tecniche ed espressioni diverse. Nella sua principale attività di incisore, oltre che pittore, ha realizzato con le tecniche calcografiche oltre 3000 matrici. Ne esegue personalmente la stampa con torchio a stella, normalmente in venti esemplari e ne biffa la matrice a tiratura ultimata. Fino all'8 maggio 2009 l'artista Luigi Marco

Il Quadro con cerchio di Kandinskij

Si intitola " Quadro con cerchio ", ed è il primo dipinto astratto di Vasilij Vasil'evič Kandinskij , fu realizzato nel 1911 e ritrovato solo nel 1989. Proveniente dal museo nazionale georgiano di Tbilisi, viene per la prima volta esposto in Italia nell'ambito della mostra " Kandinskji, cavaliere errante.In viaggio verso l'astrazione ." , al Mudec di Milano (fino al 9 luglio). Un quadro al quale lo stesso artista attribuiva importanza, come risulta da una sua lettera del 1935: "Quando ho lasciato Mosca, alcuni miei dipinti, in parte di grande formato, sono rimasti in custodia nel museo di Arte Europea Occidentale. Tra essi il mio primissimo quardo astratto del 1911...Purtroppo, non ne possiedo alcuna foto. All'epoca ero scontento del dipinto e pertanto non l'ho neppure numerato e non ho scritto alcuna indicazione sul retro, come faccio sempre, e non l'ho riportato nel mio catalogo personale" . MUDEC

ISABELLA d'ARAGONA, duchessa di Bari, è MONNA LISA.

Il beffardo sorriso della Monna Lisa, del poliedrico Leonardo da Vinci, colpisce ancora: non è Lisa Gherardini la donna raffigurata nel ritratto più famoso del mondo ma Isabella d'Aragona , duchessa di Bari. A dirla tutta, non è una notizia proprio inedita, nel senso che non è la prima volta che questa tesi ci viene proposto: un anno fa Maike Vogt-Luerssen (che non è certo una sprovveduta) la sostenne, con confronti e documenti minuziosissimi. Ma non ebbe molto successo e Monna Lisa continuò a rimanere lì..... con quel suo sorriso-non-sorriso che tanto fa impazzire studiosi e ammiratori d'ogni tempo e luogo. Questa volta, però, la tesi ci viene riproposta da una studiosa barese, Titty Pignatelli Palladino, che nei giorni scorsi l'ha presentata a New York. La nota prof. Pignatelli Palladino è partita, nel suo studio, dalla visione di un documento inedito -conservato presso la New York Public Library- contenente la stampa del volto di Isabella d'Aragona. Ad una copia di